martedì 23 dicembre 2008

Fennec

Lewis Trondheim sembra davvero un pozzo senza fondo, capace di sfornare fumetti e sceneggiature con estrema facilità e senza sosta (alcuni suoi lavori, come l'esilarante "Mister O", sembrano schizzi realizzati mentre parla al telefono o pensa ad altro!). Peccato che in Italia non riesca a riscuotere lo stesso successo che ha in Francia: le edizioni nostrane delle sue serie principali, la bellissima "Lapinot" e la stratificata "La fortezza", sono state interrotte a più riprese e l'unico modo per seguirle è quello di imparare la lingua d'oltralpe. Ogni tanto, però, qualche editore prova a pubblicare qualcosa della sua sterminata produzione. All'ultima fiera di Lucca mia sorella ha acquistato questo libricino da lui incentrato sulle avventure comiche e avventurose di una "volpe del deserto" che si dipanano, fra animali parlanti e cattiverie assortite, in una serie di tavole (anzi, di mezze tavole: che l'opera originale fosse destinata a un volume cartonato alla francese?) ricche di gag e di idee. La lettura è breve, e il prezzo è forse un po' altino, ma il fascino fiabesco della vicenda, l'umorismo cinico di Lewis e i bei disegni ad acquarello di Yoann (che già aveva collaborato con Trondheim su un volume di "Donjon Monsters") valgono sicuramente la pena.

domenica 21 dicembre 2008

Lilith 1

Il primo numero della nuova serie bonelliana di Luca Enoch (semestrale, come la precedente "Gea", e interamente realizzata – testi e disegni – dall'autore milanese) non convince pienamente. Non tanto per la storia in sé (che vede l'eroina protagonista, proveniente dal futuro, tornare ai tempi della guerra di Troia), quanto per la struttura "a tema" che lascia prevedere una serie di albi sempre uguali, in cui cambierà di volta in volta soltanto l'ambientazione (la copertina del numero due preannuncia già una vicenda ambientata fra i pirati dei Caraibi) ma non la sostanza (l'eroina dovrà dare la caccia a un parassita alieno che si annida nel corpo di un personaggio storico: solo quando li avrà sterminati tutti, l'umanità del futuro sarà salva). "Gea", almeno inizialmente, lasciava aperte molte più prospettive e risultava sicuramente più intrigante. Restano i bei disegni e l'impostazione personale della narrazione: in fondo due numeri all'anno sono pochi e forse varrà la pena continuare a seguire la serie, sperando magari in qualche sorpresa a livello, se non di soggetto, almeno di sceneggiatura.