sabato 1 gennaio 2011

Il 2010 al cinema

È stato un buon anno per il cinema in sala, apertosi con l'incredibile successo commerciale di "Avatar" (anche se come contenuti è stato un po' una delusione) che lasciava presagire una sempre maggior diffusione del 3D che poi invece, fortunatamente, non c'è stata. Complice anche la qualità non eccelsa delle pellicole in tre dimensioni che sono state offerte al pubblico, nella seconda metà dell'anno questo tipo di prodotti è sembrato cedere il passo: persino un kolossal come la prima parte di "Harry Potter e i doni della morte", inizialmente annunciato in pompa magna in tre dimensioni, è poi uscito nelle sale in "semplice" 2D. Il 3D sembra funzionare davvero soltanto nel cinema d'animazione, e non a caso il miglior film dell'anno di questo tipo è stato come sempre un cartone animato, "Toy Story 3" della Pixar. Quando al resto, la mia personale palma di miglior film visto al cinema nel 2010 va ad "Agorà" di Alejandro Amenábar. Ma non sono mancati altri titoli di notevole interesse, a cominciare dagli ultimi lavori di due maestri quali Martin Scorsese ("Shutter Island") e Roman Polanski ("L'uomo nell'ombra"), senza dimenticare (con qualche riserva, in attesa di ulteriori visioni) "Inception" di Christopher Nolan. Per quanto riguarda i Festival, le due maggiori kermesse del settore hanno avuto sviluppi diversi ma conclusioni simili, con i maggiori premi andati a film insoddisfacenti. Disastroso Cannes, che ha offerto poco o nulla di buono; ottima Venezia, dove si sono visti molti titoli interessanti (su tutti "Post Mortem" di Pablo Larraìn, ma anche "Potiche" di François Ozon, "13 assassins" di Takashi Miike, "Surviving life" di Jan Švankmajer, e altro ancora). Eppure, come dicevo, in entrambi i casi le giurie hanno premiato film deludenti come "Lo zio Bonmee che si ricorda le sue vite precedenti" di Apichatpong Weerasethakul e "Somewhere" di Sofia Coppola. Nel frattempo la presenza di cinema asiatico nelle sale italiane si fa sempre più scarsa: si è comunque visto il buon "Departures" di Yojiro Takita, vincitore nel 2008 dell'Oscar per il miglior film straniero (nel 2009 lo stesso premio è stato vinto dall'argentino "Il segreto dei suoi occhi", interessante ma non alla stessa altezza). Quanto al cinema italiano, è stata un'annata fiacca: la pellicola migliore si è rivelata il sorprendente documentario "Le quattro volte" di Michelangelo Frammartino. Il film peggiore dell'anno, invece, è stato senza alcun dubbio l'insopportabile "Bright star" di Jane Campion.