venerdì 23 dicembre 2011

Corto-circuiti cinemusicali 3

Per una volta facciamo a meno dei video, visto che la citazione è soltanto visiva.

Da Metropolis ai King Crimson
(passando per il parco di Bomarzo)


La bocca del Moloch che si vede nel film "Metropolis" di Fritz Lang (1927) è forse ispirata all'Orco del parco dei mostri di Bomarzo? Probabile. Così come è probabile che il parco stesso abbia ispirato la copertina del disco "In the Court of the Crimson King" (1969), l'album di debutto dei King Crimson.


Già che ci siamo, vi propongo anche una scena di un film addirittura precedente a quello di Lang, ovvero "Cabiria" (1914) di Giovanni Pastrone:


(La foto di Bomarzo è di Andrea Marutti)

giovedì 15 dicembre 2011

Cortocircuiti cine-musicali 2

Eccoci giunti al secondo appuntamento con questa rubrica che mette in luce strani collegamenti nel mondo della musica e del cinema.

Da Bach a Kelly Chen
(passando per Giorgio Moroder e The Toys)


Cominciamo con Johann Sebastian Bach.


Si tratta del celebre "Minuetto in Sol maggiore" (BWV Anh. 114) tratto dal "Quaderno di Anna Magdalena Bach" del 1725. Il compositore aveva regalato questo libretto, sul quale aveva scritto alcune sue composizioni, alla sua seconda moglie Anna. Nel 1984, Giorgio Moroder ne sfruttò il tema per un brano ("The duel") della colonna sonora del film "Electric Dreams" di Steve Barron, pellicola che raccontava la storia di un triangolo amoroso fra un ragazzo, una ragazza e... un computer (!). Ecco la scena in oggetto (l'attrice protagonista è Virginia Madsen):


A proposito, la melodia non vi ricorda qualcosa? Ma certo, la celebre canzone romantica "A Lover's Concerto" dei Toys! (da notare il busto di Bach che compare nel video che segue, un modo per riconoscere il debito verso il musicista tedesco da parte degli autori del brano, Sandy Linzer e Denny Randell).


Di "A Lover's Concerto" esistono numerosissime versioni: per esempio quelle delle Supremes, delle Blossoms, di Cilla Black. Ottima, in particolare, quella di Sarah Vaughan:


Una delle mie preferite è però quella cantata da Kelly Chen nel film hongkonghese "Anna Magdalena", diretto nel 1998 da Yee Chung-Man e interpretato dalla stessa Kelly al fianco di Takeshi Kaneshiro e Aaron Kwok. La trama della pellicola, il cui titolo è naturalmente il nome della moglie di Bach, è incentrata proprio sul celebre minuetto, chiudendo così il nostro cortocircuito.


Potremmo finirla qui, ma se vi interessa potete ascoltare altre versioni di "A Lover's Concerto" in varie lingue: in spagnolo (Karina), in tedesco (Alma Cogan), in italiano (Neil Sedaka) e in coreano (Park Hye Kyung).

La cosa più buffa, comunque, è che in realtà (colpo di scena!) il brano originale non è affatto di Bach!
Alla fine degli anni settanta, infatti, si scoprì che la grafia con cui era stato scritto nel quaderno di Anna Magdalena non è quella del compositore. Bach aveva riempito con i suoi brani solo le prime pagine del libretto, lasciando molte altre pagine bianche in modo che Anna e gli altri membri della famiglia potessero aggiungervi o copiarvi altri lavori che erano soliti suonare. Gli esperti attribuiscono ora il minuetto a Christian Petzold.

giovedì 8 dicembre 2011

Don Giovanni (La Scala 2011)

In attesa di andare a vederlo dal vivo a gennaio (ebbene sì, in qualche modo sono riuscito a trovare due biglietti!), spendo due parole sulla "prima" del Don Giovanni di ieri sera alla Scala, seguita attraverso la benemerita diretta di Rai 5 (se c'è una cosa buona del proliferare di canali televisivi dovuto all'avvento del digitale terrestre, è l'aver reso di nuovo possibile la trasmissione di programmi culturali che – in nome dei dati Auditel – non trovano più spazio sulle reti generaliste, anche quando si tratta di eventi importanti come questo).

Sulla musica di Mozart c'è poco da aggiungere a quanto già detto negli ultimi duecento anni (e poi, sull'argomento intendo scrivere prima o poi una serie di post sul mio blog Opera Omnia), e i cantanti complessivamente mi sono piaciuti (le maggiori ovazioni le ha ricevute l'ambigua Donna Anna interpretata da Anna Netrebko – nomen omen: sempre bella, ma l'ho trovata decisamente ingrassata – ma i migliori mi sono parsi l'indomita Donna Elvira di Barbara Frittoli e lo strafottente Don Giovanni di Peter Mattei, il quale oltre ad amare, a mangiare e a bere, in scena fuma anche). La direzione di Daniel Barenboim non è stata eccezionale, e a dire il vero non mi ha emozionato più di tanto. La grande novità era l'allestimento, visto che si trattava di una nuova produzione, con la regia di Robert Carsen che ha posto l'accento sulla "complicità" delle donne che vengono sedotte dal libertino (e se quella di Zerlina e di Donna Elvira era già suggerita dal libretto di Lorenzo Da Ponte, anche Donna Anna – nell'incipit – viene mostrata come assolutamente partecipe e niente affatto vittima di violenza da parte dell'ignoto corteggiatore: al punto che è evidente come menta quando, più tardi, racconta a Don Ottavio come si sono svolti i fatti). Ha fatto parlare parecchio anche la scelta, nel finale, di mostrare Don Giovanni – o meglio il suo mito, il suo archetipo – sopravvivere anche dopo la discesa all'inferno per farsi beffe del resto del mondo, dei "benpensanti" che gli hanno appena cantato la morale ("Questo è il fin di chi fa mal", il famoso finale eliminato da Mozart quando l'opera venne eseguita a Vienna), come se il "dissoluto punito" non fosse lui ma tutti noi.

Tornando alla regia, sono molte le trovate proposte: lo specchio sul palco che riflette l'intero teatro (Carsen ha dichiarato di aver voluto rendere "omaggio alla Scala": si spiegano così i colori delle scenografie, che richiamano quelli degli arredi della sala, e la presenza, in mano a Donna Anna nel secondo atto, del programma di scena); i personaggi che si muovono anche fuori dal palcoscenico, fra i corridoi, i palchi e i posti a sedere; la scelta di far cantare il Commendatore, cioè il "convitato di pietra" – nella scena del cimitero – direttamente dal palco reale, fra il Presidente Napolitano e il Premier Monti; i continui cambi di abiti dei personaggi davanti al pubblico – e se lo scambio di vestiti fra Don Giovanni e Leporello all'inizio del secondo atto è previsto dal libretto, più volte vediamo i personaggi spogliarsi e rivestirsi mentre cantano, con lo stesso Don Giovanni perennemente seguito da un attaccapanni su rotelle con tutto il suo guardaroba; la cameriera di Donna Elvira – personaggio che viene citato nel testo ma che di solito non appare in scena – a un certo punto rimane addirittura nuda (insomma: è evidente che a questo Don Giovanni i "piacevoli progressi" non "vanno mal tutti quanti"). I costumi erano moderni, a eccezione degli abiti di velluto rosso nella scena del ballo in maschera, e le scenografie asciutte ed essenziali. Nel complesso mi è piaciuto, anche se speravo in qualcosa di meglio soprattutto dal punto di vista musicale (su regia e allestimento sono piuttosto "neutro", visto che mi piacciono le contaminazioni e mi rendo conto che con opere come queste è impensabile rifare sempre le stesse cose): rimando il giudizio definitivo a quando lo vedrò in teatro.

sabato 3 dicembre 2011

Cortocircuiti cine-musicali 1

Inauguro una rubrica estemporanea che intende mettere in luce strani e assurdi collegamenti che uniscono – attraverso film e musiche – i personaggi più impensati e improbabili, o anche solo per segnalare bizzarre scelte musicali nelle colonne sonore dei film. Cominciamo con...

Da Al Bano a Kitano
(passando per Miyuki Nakajima)


Qualcuno – spero in pochi! – si ricorderà di questa canzone di Al Bano e Romina Power ("Abbandonati", dall'album "Che angelo sei" del 1982):


E si sarà forse stupito di ritrovarla, cantata in giapponese, in un film di Takeshi Kitano, "Boiling Point" del 1990:


Forse che Beat Takeshi è segretamente un fan di Al Bano e Romina? No, per fortuna la spiegazione è più semplice, e ci viene fornita dall'anello mancante. La canzone della coppia italo-americana è infatti una cover di un brano della cantante giapponese Miyuki Nakajima, "Akujo". Ed è proprio di questo brano che il personaggio del film di Kitano esegue una versione al karaoke:


E tanto per rincarare la dose, ecco pure una versione di "Abbandonati" in spagnolo: