sabato 12 gennaio 2013

"Lo Hobbit" russo

Sapevate che ben prima di quello di Peter Jackson (da poco uscito nelle sale), c'era già stato un film tratto da "Lo Hobbit", nel 1985, di produzione nientemeno che sovietica? Certo, a essere precisi non era un film cinematografico vero e proprio, ma la ripresa televisiva di una performance teatrale, insomma uno show per bambini nello stile della "Melevisione". Ma è comunque interessante! Si tratta, fra l'altro, del primo adattamento del romanzo di Tolkien con attori in carne e ossa, dopo la versione a cartoni animati del 1977 della Rankin/Bass (preceduta a sua volta da un cortometraggio, sempre in animazione, del 1966).

La regia è di Vladimir Latyshev. Gli attori sono Mikhail Danilov (Bilbo Baggins), Anatoly Ravikovich (Thorin Scudodiquercia) e Igor Dmitriev (Gollum). Il narratore, che interpreta "il professore" (ovvero Tolkien in persona!) è Zinovy Gerdt, uno dei più celebri attori russi dell'epoca.

domenica 6 gennaio 2013

La befana


disegno di Silvia Ziche

martedì 1 gennaio 2013

Il 2012 al cinema

È stata un'annata così così, salvata nel finale da due film d'intrattenimento: "Lo Hobbit: un viaggio inaspettato", primo capitolo della nuova trilogia tolkieniana di Peter Jackson, e "Ralph Spaccatutto", il cartoon disneyano che rende omaggio ai videogiochi vintage. Entrambi, inutile dirlo, da vedere se possibile in 2D, visto che il 3D si è ormai definitivamente confermato come un accessorio del tutto superfluo. Per il resto, faccio fatica a segnalare pellicole degne di essere ricordate fra quelle viste nelle sale cinematografiche negli ultimi mesi. L'unico altro titolo che mi sento di mettere alla pari dei due già citati è l'affascinante affresco notturno di Nuri Bilge Ceylan, "C'era una volta in Anatolia", peraltro arrivato nelle nostre sale con un anno di ritardo (lo stesso vale per i due ottimi frutti della collaborazione fra il regista Steve McQueen e l'attore Michael Fassbender, "Hunger" e "Shame"). Note di merito, poi, per "Hugo Cabret" di Martin Scorsese, "Cosmopolis" di David Cronenberg, "The way back" di Peter Weir e "Pietà" di Kim Ki-duk, quest'ultimo vincitore del festival di Venezia. E dalla rassegna veneziana e da quella di Cannes provengono anche pellicole interessanti come "La quinta stagione" di Peter Brosens e Jessica Woodworth, e la coppia "Paradise: Love" e "Paradise: Faith" di Ulrich Seidl, che dubito vedremo mai in distribuzione regolare nelle nostre sale. Quanto al cinema italiano, il miglior film dell'anno per me è stato "Reality" di Matteo Garrone, seguito da "Romanzo di una strage" di Marco Tullio Giordana. Nell'entertainment, bene "The Avengers" di Joss Whedon, "I mercenari 2" di Simon West e "Argo" di Ben Affleck, mentre non mi è parso davvero nulla di speciale il premiatissimo francese "Quasi amici". Veniamo alle delusioni: mi aspettavo di meglio da Clint Eastwood ("J. Edgar"), Luc Besson ("The Lady"), Michael Haneke ("Amour", vincitore a Cannes: interessante ma limitato), Christopher Nolan ("Il cavaliere oscuro - Il ritorno", il peggiore della trilogia di Batman), Cristian Mungiu ("Oltre le colline"), Jacques Audiard ("Un sapore di ruggine e ossa"), Takeshi Kitano ("Outrage Beyond"), Olivier Assayas ("Qualcosa nell'aria"), Bernardo Bertolucci ("Io e te"), Ang Lee ("Vita di Pi") e soprattutto da Ridley Scott (il suo "Prometheus" è forse la maggiore delusione dell'anno), mentre già non mi attendevo molto da Tim Burton ("Dark Shadows", pessimo) e Wes Anderson ("Moonrise Kingdom", il solito film giocattolo). Il peggior film visto in sala quest'anno? Senza dubbio il coreano "Silenced" di Hwang Dong-hyuk, dozzinale e ricattatorio. Male anche i film di Luigi Lo Cascio ("La città ideale"), Susanne Bier ("Love is all you need") e Koji Wakamatsu ("The millennial rapture").