venerdì 1 gennaio 2016

Il 2015 al cinema

Come di consueto, ecco una panoramica sui film che ho visto in sala (e solo in sala!) nel corso dell'anno appena concluso. Cominciamo dalle note liete: dal sofisticato e psicologico "Birdman" di Alejandro González Iñárritu (poi vincitore del premio Oscar) allo spettacolare e adrenalinico "Mad Max: Fury Road" di George Miller, dall'angosciante "Il figlio di Saul" dell'ungherese Laszlo Nemes al divertente cartoon Pixar "Inside out" di Pete Docter, senza dimenticare il nuovo capitolo della saga di Edgar Reitz "L'altra Heimat – Cronaca di un sogno" o il recupero di uno dei primi lungometraggi di Hayao Miyazaki, "Nausicaä della valle del vento". Per la scelta di migliore pellicola dell'anno i contendenti non mancano, al punto da lasciarmi per una volta indeciso (direi che se la giocano Iñárritu e Miller, anche se per Reitz ho un debole particolare). L'annata ha comunque riservato altre soddisfazioni. Cito in ordine cronologico i film più meritevoli, mescolando cinema d'autore e commerciale: "Una nuova amica" di François Ozon, "Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone, "Youth – La giovinezza" di Paolo Sorrentino, "Al di là delle montagne" di Jia Zhang-ke, "Mózes, il pesce e la colomba" di Virag Zomboracz, "The lobster" di Yorgos Lanthimos, "Un mondo fragile" di César Augusto Acevedo, "Taxi Teheran" di Jafar Panahi, "Right now, wrong then" di Hong Sang-soo, "Behemoth" di Zhao Liang, "Francofonia" di Aleksandr Sokurov, "Ti guardo" di Lorenzo Vigas, "Marguerite" di Xavier Giannoli, "El desconocido" di Dani de la Torre, "Sopravvissuto – The martian" di Ridley Scott e "Star Wars: Il risveglio della forza" di J.J. Abrams.

Nelle zone di metà classifica, c'è tutta una serie di film che non mi sono dispiaciuti, e che in parte ho anche gradito, ma che per un motivo o per l'altro non sono entrati completamente nelle mie grazie. Si tratta comunque di pellicole interessanti e di cui la visione è tutto sommato consigliata. Sto parlando di "L'amore bugiardo – Gone girl" di David Fincher, "Exodus – Dei e re" di Ridley Scott, "Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza" di Roy Andersson, "Vizio di forma" di Paul Thomas Anderson, "Mia madre" di Nanni Moretti, "Eisenstein in Messico" di Peter Greenaway, "Perfect day" di Fernando Léon de Aranoa, "Diamante nero" di Céline Sciamma, "I miei giorni più belli" di Arnaud Desplechin, "Arianna" di Carlo Lavagna, "Il caso Spotlight" di Thomas McCarthy, "Tanna" di Dean e Butler, "Janis" di Amy Berg, "Petting zoo" di Micah Magee, "Pecore in erba" di Alberto Caviglia e "Cenerentola" di Kenneth Branagh.

Infine, le delusioni e i film che proprio non mi sono piaciuti. Mi aspettavo di più da "The imitation game" di Morten Tyldum, "Il padre" di Fatih Akin, "Avengers: Age of Ultron" di Joss Whedon, "Little sister" di Hirokazu Koreeda, "Rams" di Grimur Hakonarson, "Le ricette della signora Toku" di Naomi Kawase, "A testa alta" di Emmanuelle Bercot, "The danish girl" di Tom Hooper, "Per amor vostro" di Giuseppe M. Gaudino, "Chevalier" di Athina Rachel Tsangari e "The endless river" di Oliver Hermanus. Quanto ai pollici decisamente verso, parliamo di "The here after" di Magnus von Horn, "Everest" di Baltasar Kormákur e "Heart of a dog" di Laurie Anderson. Il peggior film dell'anno, comunque, è senza dubbio il noiossissimo "Peace to us in our dreams" di Sharunas Bartas.